Primo rilievo: foto del 28 marzo
2008 (Franco Ruggieri) |
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Tutte
le immagini sono ingrandibili |
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I tre ortostati principali visti
da nord-est |
Vista da nord-est (nella foto: M.Caroelli
e F. Vasta) |
Composizione del materiale utilizzato |
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Vista da sud-ovest, sono presenti
megaliti minori |
Particolare |
Fessura fra due ortostati |
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Fessura fra due ortostati (lato
opposto) |
Megaliti minori |
Megaliti minori |
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Vista da est, oltre il vigneto |
Vista da sud-est |
Mascherone scolpito nella pietra |
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Secondo rilievo: foto del 6 luglio
2016 (foto di Luca Barone, Elio Pentonieri, Franco Ruggieri) |
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Tutte
le immagini sono ingrandibili |
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Raggiungere
il sito dove si trovano i megaliti non è poi così semplice.
Sono all'interno di un terreno privato di proprietà della cantina
"La casa dell'Orco", quindi conviene rivolgersi prima allo stabilimento
(che si intravede in alto a sinistra della prima foto) e, ottenuto il
permesso, farsi indicare il percorso. Ma negli otto anni trascorsi dalla
nostra prima visita la Natura si è riappropriata di questa collinetta,
rendendola invisibile all'occhio del turista come del ricercatore occasionale. |
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Prime due foto: luogo dove si può lasciare l'auto. In
testa alla pagina sono indicate le coordinate. Da qui comincia la salita
a piedi, non molto indicata per le persone anziane: un sentiero in cui
in solo un centinaio di metri si supera un dislivello di 25 metri.
Complice il caldo di luglio, l'abbiamo percorso in
quattro tappe. Si scopre di essere vicini quando si raggiungono due
pini marittimi che verdeggiano uno accanto all'altro (ultima foto)
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E qui viene in mente padre Dante
che sta per avventurarsi in "esta selva
selvaggia e aspra e forte / che nel pensier rinnova la paura".
Benchè armati di machete e di buona volontà abbiamo impiegato
circa mezz'ora per percorrere gli ultimi dieci metri. Risultati visibili
in un particolare della terzultima foto. |
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La cima e un fianco di un ortostato,
immersi nella selva |
Qualche maldestro tentativo di
confermare l'azimut |
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Alla fine ne siamo usciti: malconci,
insanguinati (vedi l'ingrandimento dell'iconcina a sinistra) ma ancora
vivi. |
da sinistra: Franco, Elio e Luca indulgono
a un selfie |
I due pini marittimi che segnalano
la vicinanza dei megaliti |
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CONCLUSIONI e COMMENTI: |
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Dal punto di vista archeoastronomico: |
L'azimut
rilevato non lascia supporre, a prima vista, alcuna intenzione di natura
astronomica da parte degli ignoti costruttori. |
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Dal punto di vista archeologico: |
La struttura
potrebbe essere stata il tentativo, non completato, di
erezione di un dolmen a corridoio, di cui residuano oggi solo gli ortostati
costituenti uno dei fianchi. Nessuna traccia dell'ipotetica tavola di
copertura. Il mascherone è scomparso: forse nascosto dalla fitta
vegetazione, forse prelevato da un collezionista. |
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Dal
punto di vista della conservazione dei Beni Culturali: |
E'
singolare che l'Ente preposto alla Conservazione dei Beni Culturali abbia
fino ad ora ignorato, in pratica, una struttura di questo genere
che, se ne fosse confermata l'interpretazione, costituirebbe un unicum,
a tutt'oggi, della presenza di manufatti megalitici in Campania. |
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Ma si sa:
l'archeologia della preistoria nella nostra regione (come in gran parte
d'Italia) sembra che non renda abbastanza, dal punto di vista culturale
e turistico, perché valga la pena di investire qualcosa nella ricerca
e valorizzazione di strutture architettoniche preistoriche: ci si limita
a collezionare e descrivere qualche tomba, qualche selce lavorata e numerosi,
interessanti, reperti fittili. |
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Eppure
anche solo la ripulitura del sito e l'eliminazione della vegetazione spontanea
che l'ha invaso permetterebbe, con ogni probabilità, di rilevare
la presenza negli immediati dintorni di numerosi altri reperti più
o meno coevi che potrebbero aiutarci a comprendere
la vita di questi nostri lontani antenati. |
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La conclusione
che ne deriva è che il fenomeno del megalitismo (ampiamente documentato
in Liguria, in Sardegna e in Puglia e meno individuato nella Toscana e
in Sicilia) non sia mai stato presente in Campania. |
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Ma è andata
davvero cosi? |
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Franco Ruggieri |
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